Mio caro, ti scrivo. Non ho altro modo di mettermi in contatto con te, di comunicare. Hai smesso di ascoltarmi e di cercarmi da tempo. Lo hai fatto gradualmente, forse sperando che io non me ne accorgessi, ma non è stato così. Hai iniziato con alcune scuse semplici: adesso sono impegnato, devo lavorare, non ho tempo ora, sono stanco, non ho voglia. Sei arrivato al punto di allontanarti da me, di tenermi a distanza o di ignorarmi completamente con estrema disinvoltura. Come se quell’armonia che si creava tra noi sia ormai un ricordo, una polaroid scolorita chiusa in un cassetto e dimenticata per sempre. Un tempo mi cercavi, sempre e solo quando ne avevi bisogno, ma io ero lì per te comunque e ti accoglievo tra le mie braccia, sempre. Con dolcezza, per dedicarti una pausa nel bel mezzo di questa vita frenetica. Con delicatezza, per curare le tue ferite. Lo so, guarire era un percorso lungo e doloroso, ma è l’unico che conosco e l’unico che sia efficace.
Oggi, se solo ti guardassi veramente, se solo ti ascoltassi, non ti riconosceresti. La metropoli ti ha subito affascinato e poi fagocitato. Sei andato incontro ai nuovi ritmi che scandiscono le tue giornate accogliendoli prima con titubanza, poi con interesse e infine per abitudine. Lo sai, anche se lo neghi a te stesso, che questo desiderio, questo riempire ogni spazio libero è una droga per te. Sai anche che ti fa male, ma non hai più le forze per sottrarti. Come ogni tossico sei dipendente.
Dipendi dalla sveglia, dal telegiornale del mattino, dall’autoradio, dalla musica in streaming e da quella che viene trasmessa in filodiffusione in ufficio. Dipendi dai pettegolezzi dei colleghi, dai rumori della città, dal vociare dei passanti, dai clacson degli automobilisti, dalle telefonate di amici e parenti, dai talk show, dalle serie tv e dai film. Dipendi dalle notifiche del tuo smartphone, dalle app, dalle e-mail, dalle chat, dai messaggi vocali, dai video, dai live streaming, dai social media, dai videogiochi. Dipendi sempre e ovunque da quel rumore di fondo che, per la maggior parte del tempo, non emette suoni: internet. Dipendi dall’oroscopo del giorno, da Wikipedia, dagli opinionisti, dai politici che odi, dai blogger che segui, dalle notizie bufala, dalla bacheca di Facebook, dal confronto tra la tua vita e quella degli altri, dai selfie, dai filtri fotografici, dai profili Instagram che segui, dai video porno, dai videopoker, dalle offerte di Amazon e Groupon. Dipendi da tutto tranne che da me.
Non solo hai smesso di cercare me, ma lo hai fatto anche con gli altri. Senti tutti ogni giorno ma non parli dal vivo quasi con nessuno. Tutto avviene a distanza, filtrato da testo scritto o messaggi vocali registrati. Le telefonate sono rare e brevi o lunghe e vuote. Parli poco e ascolti ancora meno, oppure parli tanto senza dire niente e in qualsiasi caso non ascolti. Hai smesso di farlo con tutti, anche con te stesso. Ti guardi allo specchio sempre e solo per sistemare i capelli, per cambiare il tuo outfit o per l’ennesimo selfie. Non ti osservi mai dentro, non ti fermi mai. Non pensi, non ascolti la tua anima. Non sei presente a te stesso, non sei consapevole della tua identità. Ti sei annullato, uniformato al resto del gregge che a sua volta si è uniformato a leggi scritte da alcuni e accettate da tutti.
Non vuoi lasciarmi più spazio. Sono bandito in ogni luogo e momento. Sono diventato scomodo, sempre e comunque, anche quando dovrei essere il benvenuto. Non mi apprezzi più, anzi, sei arrivato quasi al punto di non sopportarmi o addirittura di odiarmi. Ti lascio spazio e tempo, ma con rammarico. Vorrei che ti fermassi, che riflettessi sulle possibili conseguenze. Potresti fare la fine di quella tua amica a cui ogni tanto manca il respiro, che ha voglia di urlare o di scappare da sé stessa, che prende le pillole per fermare il fremito alle dita. Quella ragazza che dopo l’ennesimo crollo ritorna volente o nolente sulla ruota per criceti su cui corre all’infinito.
Ti sei allontanato da me ma io non mi sono arreso. Ora mi vedi come un nemico e pensi di avermi sconfitto, ma non è così. Sono più vicino di quello che pensi, sarò dietro l’angolo non appena abbasserai la guardia. Ti dovrai confrontare con me e con tutto il dolore che ti porti dentro. Ti farà male ma sarà l’unica soluzione, l’unica possibilità di salvezza che ti rimane per ritrovare te stesso. Sarà meglio che ti prepari, sarà meglio che tu mi venga incontro di tua spontanea volontà. Sarà meglio per te. Se non lo farai mi presenterò l’ultimo giorno della tua vita per presentare il conto e non avrai più tempo da dedicarmi, da dedicarti. Fidati! Non è una minaccia. Non provo rancore, non ti odio per avermi abbandonato. Sarò sempre al tuo fianco, se mi vorrai, ma dovrai affrontare te stesso per ritrovare la pace che ti offrivo un tempo. Nonostante provi a fare breccia nel muro che hai costruito tra noi, non ho abbastanza forze per abbatterlo. Sarà compito tuo, se lo vorrai, fare la prima mossa, quella decisiva.
Sarò contento di ascoltarti mentre mi parli di tutti i tuoi problemi o della semplice gioia che provi per la mia ritrovata compagnia. Sarò felice di farlo senza proferir parola e al tempo stesso suggerirti tutte le risposte di cui hai bisogno o di lasciarti nel dubbio. Sarò lì per farti riposare, rilassare o dormire, per farti riflettere o per creare l’atmosfera giusta per il momento perfetto. Sia che tu sia da solo o in compagnia saprò essere discreto o scomodo a seconda delle circostanze. Tornerai ad amarmi e odiarmi come hai sempre fatto, con i giusti equilibri a cui eravamo abituati.
Se cambierai idea mi troverai nel bosco, tra il profumo degli aghi di pino e i raggi di sole che filtrano tra i rami e la nebbia. Mi troverai brillare nella rugiada del mattino o nell’aria fresca della sera. Nello sguardo sereno di un cerbiatto o nella danza dell’erba accarezzata dal vento. Tra gli alberi secolari ricoperti di muschio e le formiche che si arrampicano sulla corteccia. Sarò lì, nel mio habitat naturale, perché non posso più starti vicino come vorrei, come una volta. Se vorrai, prendi il tuo zaino e vieni a cercarmi o apri la porta del tuo appartamento e accoglimi nuovamente nella tua vita.
Per sempre tuo, il silenzio.
Tema: Il silenzio
Nome del concorso: Liberi di scrivere
Indetto da: Biblioteca Civica di Carugate