Zeus

In un pomeriggio di splendido sole primaverile un uomo, seduto su una panchina del parco cittadino, tiene al guinzaglio un’animale. Con passo lento e incerto gli si avvicina un’anziana signora distinta che, schiarendosi la voce rauca, chiede il permesso di sedersi al suo fianco. L’uomo acconsente con noncuranza, come distratto da pensieri più importanti, e la donna si accomoda. L’animale si avvicina all’anziana e inizia a fargli le feste. La donna guarda l’uomo in cerca di una conferma di permesso che non arriva, decidendo così di prendere l’iniziativa e accarezzare l’animale sulla testa.

— Che bel cane! — esclama la signora, per attaccar bottone.
— Non è un cane. — bofonchia l’altro, come disturbato dal commento, tornando a guardare davanti a sé.

Da qui scatta un veloce botta e risposta tra i due. Come no, cos’è allora? Chiede lei. Non lo so, ma non mi sembra un cane. Risponde l’uomo. Come fa a non saperlo, è suo. Non è mio. Allora perché lo tiene al guinzaglio, l’ha rubato?
L’uomo si volta leggermente e lancia un’occhiataccia alla donna. Vorrebbe farle capire che è particolarmente impicciona, ma poi cambia idea: sorride debolmente e spiega.

— No, non l’ho rubato. Una donna mi ha chiesto di tenerglielo mentre entrava in quella libreria.
— Ora mi è tutto chiaro. — risponde l’anziana, portando la sua attenzione alla vetrina della libreria.
— Gentile da parte sua. — aggiunge la donna. — È carina?
— Mi scusi? — finge di non capire lui.
— La donna. — specifica lei.
— Non è per questo, sono solo gentile.
— Oh, via! Se la risparmi questa. Sono stata giovane anch’io, sa?

L’uomo sorride imbarazzato confermando l’ipotesi dell’anziana, che risponde con un gesto, come a far intendere che capisce. La breve discussione sembra essersi chiusa qui; ma la curiosità, si sa, è donna.

— Che animale è, allora? — chiede l’arzilla signora.
— Non lo so. — cerca di chiudere l’altro.

Un gatto? Tenta la donna. Impossibile! Risponde l’uomo. Perché? Perché i gatti non si portano al guinzaglio. Allora forse è un lupo! Non credo proprio. Perché? Ci avrebbe sbranato, non crede?
Cala il silenzio e sale la tensione. I due si fissano per un istante, poi entrambi guardano negli occhi l’animale, in attesa. L’anziana si sposta leggermente sulla panchina, l’uomo sembra pronto ad alzarsi e scappare. Restano così per un minuto buono e, come risposta a un’ipotesi poco plausibile, non succede niente. L’atmosfera torna quella di prima e anche la situazione.

— Una pecora? — riprende l’anziana.
— Forse, signora. Forse! — sputa l’altro, impazientito.

Lei sembra soppesare l’idea mentre lui finge di fare altrettanto. L’ultima risposta dell’uomo è stata data per sfinimento. Non avendo una risposta certa da dare alla donna preferisce lasciarle un’ipotesi plausibile e il beneficio del dubbio. La sua attenzione è fissa sulla porta della libreria: non vede l’ora che ritorni la proprietaria dell’ipotetica pecora, per allontanarsi da quella panchina e tentare un corteggiamento. L’attesa sembra più lunga del previsto ma per fortuna, pensa lui, l’anziana sembra essersi arresa.
Nei minuti successivi passano davanti alla panchina, in ordine sparso: un corridore, una donna con passeggino, il carretto dei gelati e infine un dog sitter con uno stuolo di cani al guinzaglio. L’anziana concentra la sua attenzione sull’animale misterioso e, in un momento di silenzio, si volta verso l’altro per attirare la sua attenzione. L’uomo, sentendosi osservato, si gira anche se di malavoglia.
Ha visto? Chiede lei. Cosa? Risponde lui. Non è una pecora! Certo che lo è. No, non lo è. Come fa a esserne così sicura? Perché sarebbe scappata quando sono passati quei cani. Sa che ha proprio ragione!
Detto questo l’uomo sorride, soddisfatto di aver trovato il modo di chiudere la discussione, incrocia le braccia e torna a fissare la porta della libreria. Il tempo passa, ma della donna nemmeno l’ombra.
Allora cos’è? Riprende lei. Non lo so. Risponde lui. Faccia un’ipotesi. Chiede lei. Un pony? Troppo piccolo. Un furetto? Troppo grande. Allora è un cane. Aveva detto che non lo era. Ho cambiato idea. A me non sembra un cane. Lo è, si fidi. Non ha la museruola. Lo farò notare alla padrona. Non ha la medaglietta. Come sopra, signora. Credo che lei si stia sbagliando: non è un cane.
Come reazione a quest’ultima affermazione, l’uomo, stanco di essere infastidito, si alza e inizia a urlare istericamente agitando le braccia.

— Signora, abbiamo finito l’elenco degli animali possibili quindi è un cane. Punto! Fine della questione.
— Attento! — risponde l’anziana.

A causa di questo trambusto imprevisto il cane, che non si sa se è un cane, risponde spaventandosi e correndo verso la libreria, verso la sua padrona. L’uomo perde il controllo sul guinzaglio e l’animale è libero di attraversare indisturbato il parco, puntando verso il traffico dell’ora di punta.

— Cosa fa lì impalato? — chiede l’anziana signora. — Lo insegua.

L’uomo, dopo essersi ripreso dalla sorpresa e resosi conto del pericolo che rischia di correre l’animale, si precipita all’inseguimento. L’anziana si alza dalla panchina ma resta sul posto, allungando il collo per non perdersi la scena. Nello stesso istante la donna esce dalla libreria. Il cane-non-cane vede la padrona ed entusiasta accelera la corsa. Mancano pochi metri prima che l’animale attraversi la strada, quando l’uomo sente un fischio e una voce autoritaria.

— Zeus, torna subito qui!

L’animale risponde al comando con una frenata, fermandosi sul marciapiede e soppesando il da farsi. Lancia un’occhiata alle sue spalle e una davanti a sé. Rispondere all’ordine o raggiungere la padrona? Il cane-non-cane decide di restare sul posto. L’uomo raggiunge l’animale riuscendo così ad afferrare finalmente il guinzaglio e a riprendere fiato. La padrona li raggiunge sorridendo, ignara del pericolo che ha corso l’animale. L’uomo si volta verso la direzione da cui è arrivato il comando, scoprendo il volto rugoso dell’anziana signora.

— Ti ringrazio per avermelo tenuto. — esclama la proprietaria di Zeus.

L’uomo, senza fiato per la corsa, fa un gesto di non curanza.

— Qualcosa mi dice — continua lei. — che ti ha trascinato fin qui, appena mi ha visto. Per fortuna che sei riuscito a fermarlo in tempo. Rischiavate di farvi investire entrambi da un’auto.
L’uomo sorride imbarazzato e confuso, non sapendo se confermare e quindi mentire, oppure rivelare la verità e giocarsi ogni possibilità di corteggiamento.

— Puoi scusarmi un minuto? — chiede lei.
— Nessun problema. — risponde lui, ringraziando mentalmente per la momentanea tregua.

La donna si allontana, raggiungendo l’anziana signora. L’uomo vede la scena del loro incontro e in un colpo solo arriva a tre conclusioni. La prima è che le due donne si conoscono e che l’anziana donna conosce Zeus. Questo spiega perché l’animale ha risposto al comando. La seconda è che le speranze di conquistare la padrona di Zeus sono ora prossime allo zero. La terza è che deve allontanarsi il più presto possibile da quel parco, se non vuole subire il rimprovero che si meriterebbe da quest’ultima.
Nel momento stesso in cui l’uomo decide di allontanarsi, viene chiamato a gran voce dalla padrona di Zeus che gli chiede di fermarsi. Lui si volta a occhi bassi, pronto per la ramanzina.

— Scusami! — esclama lei. — Era mia madre. Piacere, Alice.

L’uomo alza lo sguardo e trova prima la mano tesa e poi il suo sorriso. Nessun segnale di risentimento. Evidentemente, pensa l’uomo, la madre ha preferito tacere sull’accaduto.

— Davide, piacere mio. — risponde lui, ancora confuso.

L’uomo si guarda intorno alla ricerca dell’anziana signora. Quando i loro sguardi s’incrociano, Davide scopre un sorriso anche sul viso della madre. Lui alza una mano in un gesto di ringraziamento, che Alice interpreterà come un saluto cordiale. Lei risponde con un dito sulle labbra come a conferma che il segreto debba restare tra loro. Un gesto che Alice non vede essendo in quel momento di spalle.

— Posso offrirti un caffè? — chiede Alice. — Sai, per il disturbo.

L’uomo si gratta la testa, imbarazzato. Soltanto ora realizza di aver confessato alla madre le sue intenzioni di corteggiamento con la figlia. Davide si volta nuovamente verso l’anziana signora, ma è ormai troppo tardi: si è allontanata.

— Allora? — insiste Alice.

Davide sorride e accetta. Zeus, sentendo che c’è qualcosa di bello nell’aria, inizia a scodinzolare e abbaiare. L’animale inizia a fare le feste a Davide, che le accetta di buon grado e ricambia. Quest’ultimo chiede ad Alice che animale è Zeus mentre lei, stupita dalla domanda, scoppia in una risata divertita che contagia anche lui.
I due si allontanano lungo i viali del parco, seguiti da Zeus, per raggiungere un bar lì vicino e iniziare così, inconsapevolmente, la storia d’amore che li unirà per tutta la vita.

Tema: Cane
Nome del concorso: Che bel cane!
Indetto da: Montegrappa Edizioni
Posizionamento: Pubblicazione