Il cancello è aperto, il prato è ben curato e la villetta è in buone condizioni, nonostante siano passati molti anni dalla sua costruzione. Il campanello suona e la donna fa un passo indietro. Si sistema i capelli lisci lungo le spalle, con movimenti veloci. È tesa e a disagio.
— Arrivo subito! — esclama una voce femminile dall’interno.
Pochi secondi dopo la porta si apre. Una signora anziana, in un elegante vestaglia, presenta un sorriso di cortesia alla donna sulla soglia. Le due si scrutano per alcuni istanti. La giovane donna non si pronuncia in merito alla sua visita.
— Cosa posso fare per… — l’anziana donna si blocca.
Le parole restano a volteggiare nell’aria fresca della sera. Le labbra sottili e le mani grinzose della padrona di casa iniziano a tremare. Il suo cuore ha un sussulto e la donna crede di svenire.
— Lui è in casa? — chiede la donna in visita, saltando così ogni passaggio di cortesia.
Sopraffatta dallo shock, l’anziana non sente e di conseguenza non risponde alla domanda. Resta sul posto. La mano sulla maniglia della porta, che prima era solo appoggiata, ora sembra sorreggere l’intera figura della donna.
— Sei sola? — riprova la giovane, con il timore di essere stata troppo brusca la prima volta.
— No, io, lui… — farfuglia la signora — Entra, entra, accomodati!
— Lui non c’è?
— No!
La risposta secca e veloce dell’anziana lascia sconcertata la donna in visita. Non sentendosela di andarsene si decide a entrare. L’arzilla padrona di casa accoglie la sua ospite e chiude la porta. Con movimenti veloci delle mani chiede il cappotto rosso alla donna.
— No, grazie! — risponde lei. — Resto solo pochi minuti.
Delusione e tristezza sono i sentimenti che si leggono negli occhi spenti dell’anziana.
— Giusto il tempo di una tazza di tè. — cerca di recuperare la giovane.
Lieta di questa piccola svolta positiva, la padrona di casa sorride e, con gli stessi movimenti delle mani di prima, invita l’altra a seguirla in cucina. Entrati nella stanza, l’anziana si prodiga subito nella preparazione del tè, ma con movimenti molto lenti che fanno innervosire la donna in visita.
— Siediti! — invita la signora voltandosi. — Vuoi restare sulla soglia per tutto il tempo?
La giovane donna non risponde, si guarda intorno con occhi curiosi e circospetti, poi sorride debolmente all’anziana in segno di resa. Si avvicina alla prima sedia del tavolo, posto al centro della cucina. Accarezza con delicatezza il bordo dello schienale e infine si accomoda. L’anziana, soddisfatta del risultato ottenuto, torna alla preparazione del tè.
— Allora, come va? — chiede la padrona di casa, fingendo una disinvoltura che non le appartiene.
— Sto bene, grazie. — risponde l’altra in automatico.
L’anziana si ferma e si volta, addolorata per la difficoltà di dialogo con la sua ospite.
— Anch’io, sai? — risponde la donna, anche se non è stata fatta nessuna domanda. — Dico davvero. È tutto a posto.
— Che cosa è successo? — chiede la giovane.
— Niente, dico davvero.
— È morto?
— No, assolutamente, anche se…
— Ti ha lasciato?
— Sì, in un certo senso.
— Cosa vuol dire?
— Devi sapere che lui…
Il rumore di una porta che si apre. Le due donne s’irrigidiscono all’istante, entrambe per un motivo diverso. Una sequenza attutita di passi, proveniente dal piano superiore, viene seguito con gli occhi dalla giovane, mentre l’anziana la guarda con timore.
— Mi hai mentito! — bisbiglia rabbiosa, per non farsi sentire, la donna in visita.
— No, cioè… — si affretta a rispondere l’anziana. — Non è come pensi.
— Come potrebbe essere altrimenti?
— Ora è diverso.
— Queste parole te le ho già sentite pronunciare.
— Lo so, ma non…
— Non è cambiato niente.
— Invece sì!
La giovane donna si alza, guarda l’anziana. Si legge un misto di rabbia e delusione negli occhi di entrambe. La mano a mezz’aria, in segno di attesa, della padrona di casa, trema leggermente, mentre quest’ultima prega dentro di sé che l’ospite non se ne vada.
— Non ti credo. — conclude la donna in visita, girando sui tacchi.
In quell’istante, un uomo si presenta sulla soglia della cucina. La giovane si ferma spaventandosi a morte e fa un passo indietro. Sente mancarle il respiro, rischia quasi di andare in iperventilazione. L’anziana cerca di recuperare al danno, iniziando a parlare velocemente.
— Ciao Roberto. Ti ricordi di Daniela? — chiede la signora. — Certo che ti ricordi. Lei è venuta a trovarti. Stiamo preparando il tè. Ne vuoi una tazza anche tu? Abbiamo tante cose da raccontarci, siediti al tavolo con noi.
— Non ti scomodare. — interviene la giovane ospite, rivolgendosi all’uomo. — Stavo giusto per andarmene.
L’uomo non risponde. Lo sguardo accigliato e la fronte corrucciata fanno intendere all’ospite di non essere gradito. La donna si dirige verso la porta d’ingresso, inseguita dall’anziana ormai disperata, che riesce a fermala a un passo dalla soglia.
— Non sarei dovuta venire. — conclude Daniela. — Lasciami!
— No, invece, hai fatto bene. — risponde l’anziana. — Devi restare, ti prego!
La giovane lancia un’occhiata verso la porta della cucina. L’uomo non è più sulla soglia e non sembra interessato a intervenire nella conversazione; ma Daniela ha paura e ora le mani che tremano sono le sue. L’anziana cerca il suo sguardo e infine ottiene la sua attenzione.
— Resta, ti spiegherò tutto. — riprende la donna.
— Assolutamente no. — risponde Daniela. — Mi hai mentito e mi hai deluso, ancora una volta.
— Ascoltami, ti scongiuro. Devi sapere. Devi… devi capire, che lui non è più quello di una volta.
— Me lo hai già detto e non ti credo. Hai visto come mi ha squadrato?
— Non è come pensi, dico davvero.
— Cosa stai dicendo? Sei impazzita? Hai visto i suoi occhi?
— Guarda così anche me!
Le ultime parole erano quasi urlate, in un misto di rabbia, tristezza e disperazione. Sarebbe la conferma che Daniela ha ragione, che niente è cambiato, che deve andarsene da quella casa e subito. Lei resta, ferma sul posto, e capisce che c’è qualcosa di non detto. Qualcosa che rimane in sospeso tra le sue mani tremanti e gli occhi spenti dell’anziana.
— Rossana? — esclama l’uomo dalla cucina, chiamando la padrona di casa.
L’anziana ignora completamente Roberto e si concentra su Daniela. Le afferra entrambi i polsi e li stringe con forza per impedire alla giovane donna di andarsene.
— Vieni con me. Non succederà niente, te lo prometto.
Daniela la guarda negli occhi, avvicinandosi per leggerci dentro. Vede tanta stanchezza, dolore e solitudine. Si sente in debito con quella donna e anche lei lo è nei suoi confronti. Due mancanze che non sono mai riuscite a colmare e che forse resteranno tali. Non si può tornare indietro e andarsene vorrebbe dire raddoppiare il suo fardello morale nei confronti della donna. Il cenno affermativo della testa è quasi impercettibile. Rossana risponde lasciando i polsi di Daniela e abbracciandola con tutta la forza che l’età le consente.
— Grazie! Dico davvero. Non te ne pentirai.
Le due donne si sciolgono dall’abbraccio e si guardano per alcuni istanti.
— Sei pronta? — chiede Rossana con voce gracchiante.
— Non lo sarò mai, — risponde Daniela. — ma te lo devo per quello che hai passato fino ad oggi.
L’anziana prende per mano la giovane e la conduce in cucina. L’uomo li attende con una pazienza non sua. È di spalle, seduto sulla stessa sedia usata poco prima da Daniela. Non si volta, nonostante sia impossibile che non abbia sentito la presenza delle due donne sulla soglia. Rossana, rivolgendosi a Daniela, le mima con la bocca “Vieni!” e insieme fanno il giro del tavolo, fermandosi sul lato opposto rispetto a Roberto.
— Roberto, — lo apostrofa l’anziana. — Ti ricordi di Daniela?
L’uomo guarda prima Rossana, poi i suoi occhi si spostano sulla giovane donna per poi tornare sull’anziana. Il cenno di negazione della testa è veloce e secco. Rossana si porta una mano alla bocca, lascia la mano di Daniela e si appoggia al piano della cucina. Daniela guarda l’uomo, poi la donna e aggrotta la fronte.
— È passato tanto tempo… — prova Daniela, rivolgendosi a Roberto. — Non mi riconosci?
— No, — interviene Rossana. — non è un problema di tempo.
Daniela, sempre più confusa, cerca gli occhi di Rossana. Quest’ultima si volta dall’altra parte, non riuscendo a sostenere lo sguardo di lei. La giovane donna si avvicina all’uomo, lentamente. Teme una sua reazione ma, al tempo stesso, ha il presentimento che quest’ultima non arriverà.
— Ti ricordi di me? — gli chiede Daniela.
— Chi sei?
— Sono io, Daniela.
— Chi è? — chiede Roberto a Rossana.
Daniela si volta verso Rossana e cerca nei suoi occhi una risposta, che però non arriva. Torna a guardare l’uomo, poi ha un’intuizione. Un pensiero terribile trasformato in realtà e in tempo reale.
— Lui, non… — esclama Daniela, tornando a guardare Rossana.
La padrona di casa in tutta risposta chiude gli occhi nel tentativo inutile di fermare le lacrime che le sgorgano tra le rughe ai lati del viso. Si concede un profondo respiro e poi accenna un sì con la testa. Daniela osserva il volto e i movimenti di Roberto. Sono molto diversi da come se li ricordava.
— Ciao Roberto! — riprova Daniela. — Sono Daniela.
— Chi è Roberto? — chiede l’uomo sempre più confuso.
— Tu sei Roberto. Io, invece, sono Daniela. Ti ricordi di me?
— Sì, mi ricordo di te. Scusa, io non…
— Cosa? — chiede la donna con gli occhi lucidi
— Scusa, se non ti ho riconosciuto prima. — l’uomo inizia a piangere in silenzio.
Un uomo dal passato violento, una figlia tornata a casa dopo molti anni e una madre che ha perso entrambi, si ritrovano nella stessa stanza a condividere un passato incancellabile, un presente insostenibile e un futuro invisibile, come i ricordi di quell’uomo la cui memoria è ormai un ricordo.
Daniela cerca di ricomporsi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, con l’altra si stupisce nello scoprire che stringe quella di suo padre.
— Papà? — lo chiama la donna.
— Dimmi tesoro. — risponde lui.
— Domani torno qui. Ti ricorderai di me?
— Domani? Non so… — risponde dubbioso.
La teiera, lasciata sul fornello, inizia a fischiare con un suono acuto e incessante, mentre l’uomo fissa il vuoto fuori dalla finestra.
Tema: Domani? Non so…
Nome del concorso: Premio Dialogare
Indetto da: Associazione Dialogare-Incontri